MONUMENTAL DUO

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MONUMENTAL DUO

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Alexander Hawkins – piano

Roberto Ottaviano – sax soprano

“From Africa to the eternity”

Il duo è un esempio piuttosto emblematico di come abbiano inteso ed intendano far musica ed occupare il loro posto nel Jazz: in più frangenti lo si potrebbe definire lirico, nelle sue atmosfere raccolte e riflessive, ma nessuno dei due si ferma sull’altro ad indugiare sulla nota d’effetto; d’altra parte le strutture armoniche hanno spesso sapori sperimentali o quantomeno fuori dal consueto, ma nel loro suonare non c’è un radicalismo integralista, la musicalità non viene dimenticata, pur all’interno di una ricerca costante. Standard e composizioni originali (che naturalmente risentono delle rispettive e condivise esperienze con musicisti africani , americani ed europei), si alternano in un flusso che è dom inato dal magistrale interplay fra due menti musicali sofisticate e poetiche. Il risultato giunge a vertiginose altezze. Come già è stato scritto: un (grande) Jazz cercato, prima che ricercato.

“ Monumental Duo non è una denominazione autoreferenziale; piuttosto, esprime l’intento di evidenziare attraverso la propria identità il legame con alcune figure chiave, decisive nell’iter artistico del sassofonista barese e del pianista inglese. In altre parole, monumenti o pietre miliari che dir si voglia.

Ottaviano e Hawkins avevano inaugurato la loro proficua collaborazione nel 2014 con «Forgotten Matches», doppio Cd edito dalla Dodicilune ed espressamente dedicato a Steve Lacy. Da Lacy il duo ha certamente ereditato l’asciutta spigolosità nel disegno di certi temi e la meticolosa esplorazione del suono, presente anche in certi passaggi informali contraddistinti da clusters e impennate sui sovracuti o sui registri estremi dei sax soprano e sopranino. Il rigore spartano e l’amore per la sintesi (quando non addirittura per la sottrazione) erano tratti distintivi della poetica del pianista Mal Waldron, protagonista di memorabili duetti con Lacy. Di Waldron è stata riproposta un’intensa versione di What It Is. Non casualmente, perché con Waldron Ottaviano aveva avuto modo di collaborare. A questo proposito si ricorda un loro concerto in quartetto proprio alla Sala Vanni nel 1994, nell’ambito della rassegna Tradizione in Movimento.

Waldron è anche uno degli ispiratori di Hawkins, che infatti concentra la propria azione prevalentemente sulle ottave centrali del piano con accordi pregnanti, frasi scarne e un tocco percussivo, a tratti sferzante. Quindi, sostiene le progressioni del collega con linee di basso prodotte dal dinamico gioco della mano sinistra sul registro grave, contrapponendovi occasionalmente punteggiature acuminate e concedendosi rare divagazioni, comunque mai all’insegna del virtuosismo. Sopranista sopraffino, Ottaviano possiede un fraseggio fluido, sempre logicamente strutturato e dotato di un’ampia gamma di sfumature timbriche, con il quale alterna contrazioni e distensioni, tratti abrasivi e spunti melodici. Quando passa al sax alto, spesso l’approccio si fa più sanguigno, caratterizzato com’è da timbriche taglienti qua e là paragonabili alla poetica dell’inglese Mike Osborne, sparito dalle scene nel 1982 e morto in disgrazia nel 2007.

Osborne costituisce un credibile collegamento con quella colonia di musicisti sudafricani espatriati in Inghilterra che scrissero pagine indimenticabili per il jazz europeo. A loro si richiamano Ottaviano e Hawkins sia quando citano il tema suadente di The Wedding di Abdullah Ibrahim, sia quando imbastiscono fitti scambi di chiamata e risposta o costruiscono capienti impianti ritmico-armonici pervasi da gioiose melodie dal respiro ampio, innico. Così facendo, traducono in materia viva lo spirito di alcuni grandi sudafricani scomparsi prematuramente: il pianista Chris McGregor, i contrabbassisti Harry Miller e Johnny Dyani, il sassofonista Dudu Pukwana e il trombettista Mongesi Feza. In definitiva, le caratteristiche salienti dell’operato del duo sono proprio l’interazione simbiotica, la capacità di recepire e trasmettere nuovi stimoli, l’afflato corale.”

Enzo Boddi for Musica Jazz

“….the duet pieces with British pianist, Alex Hawkins, with the two musicians tackling the material head on. Perhaps easier at times in the sparser setting to focus on Ottaviano’s soprano sound from the highest notes that are played with such purity to the sweetness of the middle register and his willingness to wring every last nuance out the horn with his use of the lowest notes. Once again the musicians break free of any constraints that could be imposed in playing this material, and there are inevitably some fine Lacy compositions to hear, but it is on the non-Lacy tunes that the duo really find their feet and the spirit that was inherent in Steve’s work.

From the exuberance and joy that bubbles throughout Harry Miller’s ‘Orange Grove’ and the deeply lyrical and exploratory nature of Mal Waldron’s ‘The Seagull’s of Kristiansund’ the pair are constantly finding and sharing a joy in each other’s playing. Just listen to the way that they tear up ‘What It Is’ , also by Waldron, that is totally exhilarating and absorbing.

It is most unusual for a musician to make what is perhaps their most personal statement by playing the music of others, especially such a towering figure as Lacy, but this is exactly what Ottaviano has done. But this Duo is essential listening not just for those with an interest in Lacy or Waldron, but also all who are interested in the development of soprano saxophone in contemporary Jazz”

Nick Lea for JazzViews

“ Ottaviano is joined by the British pianist Alexander Hawkins, who moves impressively along the wide technical and emotional gamut of Lacy’s aesthetic. The contrast between the extravert and explosive motifs of ‘Angels, Friends, Neighbours’, where Hawkins low register flurries are delicious, and the deeply sensitive chordal blanket he lays down on ‘The Seagulls of Kristiansund’ (by Lacy soulmate Mal Waldron), is excellent. While Ottaviano has vividly captured something of the spirit of the individual to whom he pays tribute he also asserts his own character in no uncertain terms and the two original pieces that bookend each album are testimony to that. An impressive reading of a difficult subject”.

Kevin Le Gendre for Jazz Wise

BIGLIETTO UNICO 5 EURO

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Data e ora

17-08-2022 - 21:00
 

Tipologie di evento

 

Categoria dell'evento

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